Petra è situata in una regione desertica con grande scarsità di precipitazioni. Le poche precipitazioni (collocate principalmente tra aprile e novembre) causavano notevoli danni alle abitazioni (essendo costruite in arenaria). A tal fine, la popolazione della città operò allo scopo di risolvere questo problema.
Vennero creati dei canali sulle pendici di tutte le colline e i promontori rocciosi per raccogliere l'acqua piovana e dirigerla verso cisterne rupestri sotterranee: sul terreno si vedevano solo delle imboccature circolari che veniva ricoperte con una lastra di pietra, dove rimaneva immagazzinata l'acqua raccolta.
Le cisterne di grandi dimensioni erano spesso costruite con muri in pietra rivestiti da stucco, per impermeabilizzarli, e si coprivano con lastre.
Nei dintorni di Petra vi sono cinque principali sorgenti, ma quella di Ain Musa, a sette chilometri di distanza, è la più importante.
Intorno alle sorgenti vi era quindi una complessa rete di approvvigionamento d'acqua che, grazie ad acquedotti o tubature a pressione, permettevano di riempire le grandi cisterne e vasche della città di Petra.
La distribuzione avveniva tramite fontane e alcune case private avevano addirittura l'acqua corrente. Vi era quindi un approvvigionamento continuo per tutto l'anno.
Vennero anche attuati dei nuovi metodi di irrigazione dei campi coltivati, attraverso la realizzazione di terrazze sostenute da muretti di pietra sulle pendici della città, utilizzando l'acqua dei bacini e delle cisterne.
Si può parlare quindi di una vera cultura dell'acqua della città di Petra che, oltre a manifestarsi nelle opere ingegneristiche, si possono riscontrare delle attestazioni nelle varie produzioni di ceramica nabatea, in particolare le brocche, le ciotole e i vasi, con particolari decorazioni.
(Fonte: National Geographic; immagini: pixabay)
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